La COP29, la Conferenza delle Parti sulla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si è tenuta a Baku, Azerbaijan, dal 11 al 22 novembre 2024. Il vertice ha riunito leader mondiali con l’intento di accelerare la lotta contro i cambiamenti climatici, migliorando gli impegni finanziari per la riduzione delle emissioni e potenziando i piani nazionali per il clima. Tuttavia, nonostante le aspettative, l’accordo raggiunto è stato visto come una delusione e un passo indietro per il clima.
La principale critica riguarda le risorse stanziate, giudicate insufficienti per affrontare la sfida globale. Molti paesi si sono lamentati per l’incapacità di raggiungere obiettivi ambiziosi, come quello di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C, come stabilito nell’accordo di Parigi. Le ragioni di questa mancanza di progressi sono diverse: interessi nazionali contrastanti, la pressione dei lobbysti, e una visione a breve termine che non considera le gravi conseguenze a lungo termine del cambiamento climatico.
Le conseguenze di questo accordo insufficiente potrebbero essere devastanti: aumento dei rischi climatici, con eventi estremi come ondate di calore, siccità e alluvioni sempre più frequenti e intensi. La perdita di biodiversità continuerà a un ritmo allarmante, danneggiando gli ecosistemi e mettendo a rischio la fornitura di servizi essenziali. Inoltre, la crisi climatica potrebbe generare nuove ondate migratorie, con gravi ripercussioni sociali e politiche.
Per affrontare queste sfide, è fondamentale aumentare la pressione sui governi. I cittadini, le organizzazioni della società civile e le imprese devono continuare a chiedere azioni più ambiziose, tra cui investimenti nelle energie rinnovabili e l’accelerazione della transizione verso un’economia a basse emissioni. Inoltre, la cooperazione internazionale è essenziale per contrastare una minaccia globale come il cambiamento climatico.
COP 29, passo in avanti o delusione per il clima?
La COP29, quindi, rappresenta un passo indietro e solleva interrogativi cruciali sulle cause di queste decisioni insufficienti: gli interessi nazionali, la pressione dei lobbysti e la mancanza di una visione a lungo termine sono fattori determinanti. La principale sfida per un maggiore ambito delle politiche climatiche è proprio questa mancanza di volontà politica a livello globale, che ostacola progressi reali. Le opportunità offerte dalla transizione verso un’economia a basse emissioni sono immense, e le imprese hanno un ruolo fondamentale nel contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, investendo in soluzioni sostenibili e promuovendo l’innovazione.
Aumentare la pressione sui governi: I cittadini, le organizzazioni della società civile e le imprese devono continuare a esercitare pressione sui governi affinché adottino misure più ambiziose per affrontare il cambiamento climatico.
I soldi stanziati, ritenuti insufficienti
Un altro aspetto controverso della COP29 è stato l’accordo su un nuovo obiettivo quantitativo globale di 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, destinati ad aiutare i Paesi in via di sviluppo a fronteggiare i danni e gli impatti del cambiamento climatico. Tuttavia, molti osservatori hanno criticato questa cifra, ritenendola nettamente insufficiente rispetto alle reali necessità per un adattamento e una mitigazione efficaci. La somma proposta è considerata troppo bassa per affrontare l’intensificarsi dei fenomeni climatici estremi e le perdite legate alla biodiversità.
Un altro punto che ha suscitato forti preoccupazioni è il ritardo nell’attuazione delle decisioni prese nelle precedenti COP. Paesi, specialmente quelli vulnerabili al cambiamento climatico, hanno lamentato la lentezza con cui vengono tradotti in azioni concrete gli impegni assunti. Questa situazione evidenzia una preoccupante mancanza di azioni immediate e pratiche, che di fatto traduce l’accordo in una continua procrastinazione, senza alcun cambiamento reale. La lentezza e l’incapacità di rispettare i tempi delle decisioni precedenti sono viste come la dimostrazione della mancanza di ambizione politica e della scarsa volontà di investire risorse in una transizione energetica concreta.
La combinazione di questi fattori — obiettivi finanziari insufficienti, attuazione lenta, e una visione a breve termine — indica chiaramente la mancanza di volontà globale di affrontare il cambiamento climatico con la serietà e l’urgenza che richiederebbe. A livello internazionale, sembra non esserci la necessaria determinazione per un accordo che dia risposte concrete e tempestive ai problemi che il mondo sta affrontando.
Le sfide
Ci sono diverse sfide principali che ostacolano politiche climatiche più ambiziose e la transizione verso un’energia sostenibile:
1. Ostacoli economici e politici: Molti governi e aziende affrontano resistenze dovute ai costi economici legati al passaggio dalle energie fossili alle rinnovabili. A livello politico, gli interessi consolidati in settori come il carbone, il petrolio e il gas naturale rendono difficile raggiungere un consenso su accordi globali sul clima.
2. Limiti tecnologici: Sebbene le tecnologie rinnovabili, come il solare e l’eolico, stiano facendo progressi, ci sono ancora sfide significative nel diffondere a larga scala alcune tecnologie, in particolare in settori ad alta intensità energetica come la produzione di acciaio e cemento. Tecnologie come l’idrogeno e la cattura del carbonio sono promettenti, ma sono ancora costose e richiedono ulteriori sviluppi.
3. Vincoli finanziari: La transizione richiede investimenti massicci, ma molti paesi in via di sviluppo non hanno le risorse finanziarie per attuare soluzioni energetiche verdi. Anche nei paesi sviluppati, il settore finanziario ha rallentato l’integrazione di investimenti verdi, e c’è un divario tra il capitale disponibile e gli investimenti necessari nelle tecnologie ecologiche.
4. Preoccupazioni sociali ed equità: La transizione all’energia sostenibile deve anche affrontare le disuguaglianze sociali, poiché alcune comunità potrebbero affrontare perdite di posti di lavoro o interruzioni economiche. Garantire una transizione giusta è cruciale, ma richiede una pianificazione attenta e un sostegno sostanziale.
5. Coordinamento globale: Il cambiamento climatico è un problema globale che richiede sforzi coordinati tra paesi, ma gli interessi nazionali divergenti spesso portano a un’azione collettiva insufficiente. I paesi con grandi industrie fossili o quelli emergenti, che dispongono di risorse limitate, possono avere difficoltà a allinearsi con gli obiettivi climatici globali.
Possibili soluzioni
Queste sfide evidenziano la complessità nell’affrontare il cambiamento climatico e nella transizione verso un’energia sostenibile. Le soluzioni richiedono innovazione tecnologica, supporto finanziario, collaborazione internazionale e politiche che considerano fattori economici, sociali ed ecologici.